Ortodonzia: alcune cose che (forse) non sai sui denti storti

La Dottoressa Inserra risponde alle domande dei suoi pazienti

Ortodonzia: alcune cose che (forse) non sai sui denti storti. La Dottoressa Inserra risponde alle domande dei suoi pazienti
1 Agosto 2019 Studio Inserra

Cos’è l’Ortodonzia?

Proverbi, dicerie, credenze sui denti storti ce ne sono tanti e spesso difficili da sradicare. È un tema che genera da sempre una grande curiosità e a cui spesso non si dà la risposta scientifica che meriterebbe.
Non di rado si è pronti a prodigare consigli anche quando non si hanno le giuste conoscenze. Il suggerimento è di rivolgersi sempre a uno specialista per dare risposta alle proprie domande: in questo caso è l’ortodontista, un laureato in Odontoiatria che ha poi conseguito una Specializzazione di tre anni in Ortognatodonzia. È questa la figura che si occupa della diagnosi, della prevenzione e del trattamento delle irregolarità dentali e facciali, che può avere la migliore soluzione ai dubbi sui denti storti.

Abbiamo raccolto le domande che ci vengono poste più spesso dai nostri pazienti sull’argomento e lasciato la parola per le risposte alla Dottoressa Francesca Inserra, specializzata in Ortognatodonzia presso l’Università degli Studi di Cagliari, Master di II livello presso l’Università di Tor Vergata e perfezionata presso la Charles H. Tweed International Foundation in Arizona.

Le vostre domande più comuni

Esiste un’ereditarietà genetica dei denti storti?

Dipende. Una forte influenza ereditaria sulle caratteristiche facciali è spesso evidente al primo sguardo: è facile riconoscerla nella forma del naso o della mandibola o in un certo tipo di sorriso.
Diversi studi hanno confermato che le malocclusioni attribuibili alle condizioni scheletriche è molto probabile che abbiano una componente ereditaria, mentre le alterazioni di carattere dentale sembrano essere prevalentemente determinate da altri fattori di tipo ambientale (carie o perdita precoce dei denti decidui, tipo di respirazione, abitudini viziate come la suzione del dito, deglutizione atipica).

Un esempio in cui l’influenza dell’ereditarietà è particolarmente forte è quello del prognatismo della mandibola, letteralmente “mandibola in avanti”, (o malocclusione di III classe).
Per nostra esperienza lo stesso vale anche per le agenesie dentali (cioè la mancanza genetica di alcuni denti, in particolare gli incisivi laterali superiori) e l’inclusione del canino superiore.

Esempio di prognatismo della mandibola, letteralmente “mandibola in avanti”, (o malocclusione di III classe)

Chi porta l’apparecchio ortodontico è più soggetto a carie?

No. Non è l’apparecchio in sé a favorire la formazione di carie, ma scarsi livelli di pulizia quotidiana. È chiaro che con l’apparecchio è un po’ più difficile spazzolare i denti e che quindi la bocca richieda cure più particolareggiate durante il periodo di trattamento, ma è quindi solo una correlazione indiretta quella tra carie e apparecchio. Per questo per noi l’igiene professionale due tre volte l’anno è parte integrante del trattamento ortodontico attivo, affiancata da alcune semplici istruzioni e trucchetti per facilitare una pulizia adeguata anche a casa.

Quanto dura un trattamento ortodontico?

La durata di un trattamento è, così come il costo, un dato variabile. Entrambi dipendono dalla complessità e dall’obiettivo da raggiungere. Prima di poter fare una diagnosi precisa e un relativo preventivo di spesa e durata del trattamento è necessario, quindi, studiare bene il singolo caso raccogliendo i dati necessari (radiografie, fotografie, scansioni delle arcate dentali).
Mediamente e salvo complicazioni, un trattamento ortodontico nei bambini dura circa 1 anno, mentre un negli adolescenti raramente supera i 2 anni.
Per quanto riguarda l’ortodonzia nei pazienti adulti, se prendiamo ad esempio un trattamento con allineatori trasparenti la durata è di circa 7 mesi.
Ma si tratta di durate puramente indicative che possono variare moltissimo in funzione di tanti fattori.

Dopo la terapia con apparecchio i denti tendono a tornare indietro nella loro posizione precedente?

Assolutamente sì. Soprattutto nei primi mesi dopo la fine del trattamento, per questo motivo è di fondamentale importanza fare il mantenimento. Una vera e propria contenzione che noi consideriamo parte integrante della terapia ortodontica.
I denti si spostano per tutta la vita e per mantenere un bel sorriso più a lungo possibile, la contenzione deve essere affiancata a dei controlli periodici, sicuramente fino alla fine della crescita dentale e scheletrica nel caso di pazienti adolescenti, ma anche nell’adulto.

La nascita dei denti del giudizio può avere delle conseguenze sulla posizione del resto dei denti?

Sì e no. La letteratura scientifica ha dimostrato che non c’è una correlazione tra l’affollamento degli incisivi anteriori inferiori e la nascita dei molari del giudizio. Quel che può accadere, invece, è che si abbiano degli spostamenti a livello dei molari adiacenti, oppure che i denti del giudizio, se mal posizionati, possano causare delle carie ai denti vicini e delle infiammazioni gengivali. Non sono, quindi, direttamente responsabili del mal posizionamento di tutti i denti, ma possono agire sui più prossimi.

C’è un’età in cui non ha più senso mettere apparecchio ai denti?

No, non c’è un limite. La scorsa settimana, ad esempio, abbiamo iniziato un trattamento ortodontico con una signora di 77 anni.
Anche se sembra strano, la richiesta di ortodonzia nei pazienti adulti è aumentata esponenzialmente, sia per motivi estetici sia funzionali, spesso associata a riabilitazione protesica o implantare. E nel tempo sono aumentate le possibili e diverse soluzioni che rispettano al meglio le esigenze estetiche del paziente adulto, un esempio su tutti sono gli attacchi estetici in zaffiro e gli allineatori trasparenti removibili (INVISALIGN).

C’è, al contrario, un’età minima da aspettare prima di intervenire?

Le Linee Guida dell’OMS e del Ministero della Salute consigliano di effettuare la prima visita dal dentista a 3 anni, cioè quando tutti i dentini da latte sono in bocca. È il momento giusto sia per monitorare le carie e la salute gengivale, per le quali abbiamo pensato un percorso specifico, sia per valutare la crescita scheletrica e la posizione dei denti.
Molti trattamenti ortodontici iniziano poi in età precoce, tra i 6 e gli 8 anni, per intercettare presto le malocclusioni, facilitare l’eruzione dei denti definitivi, armonizzare la funzione respiratoria e scheletrica.
Il grande vantaggio di queste terapie è sfruttare la crescita per risolvere efficacemente ed efficientemente situazioni che in futuro potrebbero essere più complesse.

Le alterazioni della bocca, se non efficacemente e tempestivamente corrette, possono danneggiare l’estetica generale del volto e portare a disturbi respiratori, masticatori e fonatori, per questo non vanno mai sottovalutate.
Rivolgersi allo specialista in ortodonzia può essere la soluzione a molte domande, ma anche a tanti problemi. Motivi validi per non rimandare mai.